Contesto storico
L’Europa aveva perso la sua unità religiosa in seguito alla riforma Luterana, ad opera del prete agostiniano Martin Lutero, che metteva in discussione la Chiesa per la sua corruzione interna, manifestatasi perfino nella vendita delle indulgenze. Sia in Inghilterra che in Germania la Chiesa deteneva grandi possedimenti ed elevati interessi economici di cui i principi locali volevano riappropriarsi. La protesta di Lutero è dunque sostenuta coloro videro in essa l’occasione per rivendicare autonomia da Roma. Le 95 tesi luterane affisse alla cattedrale di Wittemberg, segnano il punto di rottura, tracciano la differenza tra protestanti e Chiesa cattolica. Il punto principale è il libero esame, ciascun fedele può interpretare i testi sacri senza intercessione della chiesa. La Chiesa, per reazione lo scomunica, ma lui brucia la bolla papale. La conclusione di questo periodo si ha con la Pace di Augusta con la quale l’imperatore sancisce il diritto di ogni principe a professare la religione che preferisce i suoi sudditi dovranno seguire la sua religione. Così la Germania si separa dalla Chiesa di Roma e diventa protestante, l’Austria resta cattolica, la Svizzera con Calvino è protestante, l’Inghilterra è protestante con Enrico IV, re che per potersi sposare con Anna Bolena voleva il divorzio, e per poterlo ottenere emette il diritto di supremazia, con il quale pone il re al di sopra della chiesa inglese.
Per reazione la Chiesa di Roma, attuò la controriforma , che comprendeva una serie di azioni volte ad evitare che tutta l’Europa diventasse protestante, A Trento si riunisce il concilio per riaffermare i principi del cattolicesimo: l’obbligo dei sacramenti, i dogmi di fede, etc
La nascita della scienza moderna
Nel corso del XVII secolo nasce la scienza moderna ,che porta con sé non solo una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire l’universo ,ma anche un profondo ripensamento dei fini e dei metodi stessi della conoscenza . I risultati della nuova scienza erano stati preparati nel corso dei secoli precedenti dallo spirito critico dell’Umanesimo , ma solo nel XVII secolo il pensiero scientifico sviluppa caratteristiche nuove che noi riconosciamo fondamentale:il rigore deduttivo delle indagini e la verifica sperimentale delle ipotesi.Il modello aristotelico-tolemaico era stato per secoli alla base del pensiero occidentale.Questa visone entra in crisi già alla metà del Cinquecento grazie all’opera dell’astronomo polacco Copernico,che per primo concepisce la teoria eliocentrica.Il tedesco Keplero dimostra che i pianeti percorrono a velocità variabile orbite ellittiche intorno al Sole.Galileo Galieli giunge a dimostrare l’infondatezza del sistema geocentrico
Una scienza autonoma e laica
La nuova scienza costituisce di fatto una nuova forma di sapere.Si apre in quest’epoca il contrasto tra verità sperimentali e verità di fede,destinato ad aprire un solco profondo tra la scienza e la Chiesa ,di cui l’abiura di Galilei nel 1633 è il segno storico tangibile.Nelle Lettere copernicane lo scienziato pisano rivendica alla scienza il diritto e il dovere di compiere le indagini nel mondo naturale,certo del fatto che verità scientifiche e verità teologiche. Si tratta di una forma di indagine del mondo sensibile condotta con un metodo laico ed empirico,che coniuga le abilità tecniche con le conoscenze matematiche
La sensibilità barocca
Nelle sue molteplici manifestazioni ,la sensibilità barocca è caratterizzata dal gusto della novità,delle soluzioni insolite e bizzarre,volte a stupire attraverso forme spettacolari . Di fronte a una realtà nuova l’uomo del Seicento si scopre spettatore di un mondo frammentario e relativo .Tutta la sensibilità barocca nasce dall’ambiguità della reazione a questi profondi sconvolgimenti,che suscitano da un lato entusiasmo e ammirazione . L’immaginario barocco è contrassegnato da un radicale mutamento delle coordinate spazio – temporali . Alla visione tradizionale di un universo ordinato e chiuso si sostituisce la percezione di un cosmo potenzialmente infinito . Anche il tempo si dilata e si allunga .La scoperta di culture nuove e lontane con una storia spesso antichissima mette in crisi la cronologia del tempo . All’idea dell’instabilità del reale si accompagna un senso acuto della precarietà dell’esistenza umana ,mentre nell’arte si moltiplicano i richiami allo scorrere del tempo,spesso associata all’idea della morte
Realtà ed illusione
Al sereno antropocentrismo rinascimentale subentra la percezione di una realtà sfuggente che si presta a molteplici interpretazioni .La presa di coscienza della molteplicità e inafferrabilità del reale porta a un continuo intreccio tra realtà e finzione,tra realtà e apparenza . Poiché la realtà è diversa da come appare ,tra il mondo e quello fittizio si stabiliscono rapporti ambigui,di scambio ed incertezza . La nuova sensibilità barocca tende a privilegiare il particolare rispetto alla visione unitaria e l’irregolarità rispetto alle visioni armoniche ed equilibrate . Il fascino degli oggetti insoliti e bizzarri i esprime anche nell’abbigliamento del tempo . Il desiderio di stupire si spinge fino a privilegiare il brutto,il grottesco e il deforme
La letteratura barocca
Il Barocco è un ampio movimento culturale,artistico e letterario di portata europea che caratterizzata il XVII secolo.Esso si incentra sulla ricerca della novità e sullo sperimentalismo formale ,elaborando una poetica anticlassicista finalizza a suscitare diletto,meraviglia e stupore nel pubblico . La letteratura barocca caratterizza tutto il XVII secolo;il rovesciamento dei canoni di equilibrio e armonia rinascimentali è del resto preannunziato dal Manierismo periodo in cui gli artisti esasperano lo stile e i caratteri dei modelli classici,iniziano ad avvertire l’esigenza di nuove e più elaborate espressive
La poetica barocca
La produzione letteraria si fonda su una concezione profondamente innovativa dell’arte ,della sua funzione e dei suoi scopi.
In aperta rottura rispetto al passato,gli autori barocchi eleborano una poetica anticlassicistica,secondo la quale l’arte non è più intesa come imitazione della natura ma come sua libera ri-creazione.
Vengono abbandonati i principi di equilibrio e armonia a favore della ricerca del nuovo e dell’insolito.
Scopo dell’arte è il diletto,ossia il piacere procurato al lettore,che deve essere sollecitato attraverso la meraviglia.
Particolare enfasi viene dedicata all’ostentazione dell’abilità formale,in cui si esprimono appieno l’abilità dell’artista e il suo ingegno.
L’arguzia e l’acutezza dell’artista si esprimono nell’uso esasperato degli artifici retorici,tra cui ha grande rilievo la metafora
I temi
In un produzione come quella barocca le tematiche appaiono in una certa misure secondarie e tendono spesso a fornire un semplice spunto per l’estro compositivo del poeta . Rispetto alla tradizione si registra un significativo ampliamento della materia letteraria, con aperture verso situazioni insolite . Nella varietà due temi si possono registrare due atteggiamenti paralleli e contemporanei:da un lato testi che esprimono entusiasmo per le novità e un senso gioioso della vita,con abbandono edonistico alle meraviglie del mondo;dall’altro opere che insistono su tematiche più cupe e angosciate come la morte o lo scorrere del tempo
La lirica barocca
La lirica è uno dei generi letterari in cui il Barocco ha proposto il maggior numero di innovazioni sperimentando nuove forme espressive all’interno della tradizione . Alla base della poesia barocca vi sono due esigenze . C’è il desiderio di rispondere ai mutamento culturale e sociali in atto nel Seicento:in primo luogo la sensazione di ampliamento dei confini reali e immaginari causata dalle scoperte scientifiche e geografiche . L’altra esigenza è il bisogno di rompere con gli schemi poetici tradizionali ed in particolare con il petrarchismo . I poeti barocchi reagiscono innovando proprio su questi due piani:temi e lingua . I margini di ciò che può essere trasformato in poesia si dilatano e in particolare animali,oggetti quotidiani e piante strane
L’innovazione linguistica
Nei confronti della lingua i poeti barocchi assumono un atteggiamento di ossequio a lessico tradizionale . Non rifiutano le parole che sono entrate a far parte della poesia ufficiale perché la loro poesia è destinata ad un pubblico dotto . Costante è il ricorso a figure retoriche che collegano fenomeni apparentemente diversi o accostano gli opposti . Esse creano una dimensione linguistica immaginaria in cui si può scrivere “serpi” per dire “lampi”
Giambattista Marino
Marino nacque a Napoli, che a quei tempi era sotto il dominio spagnolo, nel 1569. Fu avviato dal padre agli studi legali, ma li abbandonò per dedicarsi alle lettere. Finì due volte in carcere e, poco più che trentenne, si recò prima a Roma, poi a Ravenna ed infine a Torino, alla corte dei Savoia. Anche qui dovette fare i conti con la giustizia e riuscì addirittura a sfuggire ad un attentato tesogli da un letterato da lui offeso. Fuggì anche in Francia dove conobbe Luigi XIII a cui dedicò il suo famoso poema l’Adone. Nel 1623 tornò in Italia per sfoggiare gli allori francesi e per godersi le ricchezze accumulate negli anni. Morì nel 1625 proprio nella sua città natale, dopo una vita carica di piacere, onori, denaro e avventure. Il percorso letterario
Il rapporto con la tradizione
Tratto distintivo dell’opera di Marino è il rifiuto dei principi estetici di misura,proporzione e verosimile che hanno governato il classicismo cinquecentesco . La poesia tradizionale è saccheggiata alla ricerca di forme poetiche e contenuti eterogenei che vengono contaminati per creare effetto di novità . Elemento chiave della poetica di Marino è il “leggere col rampino”;l’espressione precisa il modo di comporre del poeta,che dalle opere della tradizione trae ciò che più lo colpisce o gli piace in modo da costruire un serbatoio di frasi,luoghi letterari
L’arte barocca
L’arte di questo periodo, nata come risposta al protestantesimo, assunse un ruolo di grande importanza per la diffusione al popolo delle idee controriformiste e venne usata come mezzo per ricondurre il popolo alla dottrina cattolica.
L’arte barocca aveva il compito di toccare direttamente l’animo e i sentimenti della gente e per far questo era necessario che essa assumesse forme grandiose e monumentali.
Il gusto barocco si diffuse però non solo nei paesi cattolici, ma le sue caratteristiche si ritrovano anche nei paesi protestanti.
Caratterizzano lo stile barocco la ricerca del movimento, dell’energia, accentuando l’effetto drammatico delle opere attraverso i forti contrasti di luce e ombra sia delle sculture che delle pitture
La pittura barocca
Palazzi e soprattutto le chiese furono decorati da immensi e grandiosi affreschi, che si avvicinano alla realtà grazie alla rappresentazione assolutamente naturale dei personaggi. Questo conferisce alle scene sacre rappresentate un carattere di credibilità che avvicinava i fedeli.
Grande importanza fu data alla decorazione dei soffitti, i pittori barocchi, grazie alla maestria nell’uso della prospettiva riuscivano ad ampliare gli spazi architettonici creando spazi irreali che univano il cielo e la terra, per esempio il soffitto della chiesa di Sant’Ignazio a Roma dipinto da Andrea Pozzo nel quale figure reali ondeggiano nell’aria in sospensione tra cielo e terra creando un’effetto trompe d’oeil.
Due erano le correnti artistiche che si andavano sviluppando nel seicento: quella naturalistica con Caravaggio e quella classicista proposta dalla scuola dei Carracci.
Caravaggio introdusse nei suoi dipinti la realtà di tutti i giorni; anche quando dipingeva soggetti religiosi, egli cercava la verità rappresentando le figure di Cristo, della Madonna, degli apostoli, utilizzando come modello persone comuni, come quelle che si potevano incontrare a quel tempo per le strade, facendole emergere da una luce particolare. La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci invece cerca di tornare ai principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio tipici del Rinascimento.
Dei tre Carracci, Ludovico, Agostino e Annibale, fu quest’ultimo ad avere maggiore successo. Questo stile classicheggiante venne adottato da artisti come Guido Reni e Domenichino
L’Accademia degli Incamminati
L’esperienza seicentesca dei Carracci assume pertanto un rilievo nuovo nella storia dell’arte italiana ed europea.
Intorno al 1585 i pittori bolognesi Ludovico Carracci, il cugino Agostino e il fratello di questi Annibale si riuniscono per fondare quella che potremmo definire la prima scuola privata di pittura dell’età moderna.
Essa fu inizialmente chiamata Accademia del Naturale in quanto la sua finalità principale era quella di stimolare negli allievi la riproduzione dal vero (in aperta polemica con certe esagerazioni formali a cui si era giunti in epoca tardo-manierista).
In seguito venne anche detta Accademia dei Desiderosi, per il desiderio ad imparare che dovrebbe essere insito in ciascun artista, e infine Accademia degli Incamminati, allo scopo di sottolineare l’impegno di maturazione artistica a cui ogni allievo era chiamato.
I tre Carracci sono bolognesi di nascita, ma la loro formazione è abbastanza ecclettica:
– tradizione classicistica di Raffaello e Michelangelo
– tradizione veneziana del colore
Biografia di Annibale Carracci
Figlio di Antonio e fratello minore del pittore Agostino, si formò presso bottega del cugino Ludovico, insieme al quale fondò nel 1582 l’Accademia dei Desiderosi (chiamata in seguito Accademia degli Incamminati), in cui imparò a coniugare l’attenzione al disegno tipico della scuola fiorentina con il gusto per il colore proprio di quella veneziana. Nel 1584 lavora con il fratello e il cugino al ciclo di affreschi dedicati alla vita di Giasone nel Palazzo Ghisilardi Fava a Bologna, mentre l’anno successivo dipinge un Battesimo di Cristo per la chiesa di San Gregorio, sempre a Bologna. È la fase in cui l’influenza di Coraggio si fa sentire maggiormente, permeando di sé l’intera scuola pittorica bolognese; ne sono testimonianza i due Compianti sul Cristo Morto e l’Assunzione per la chiesa di San Rocco a Reggio Emilia (oggi a Dresda), del 1587. Tra il 1587 e il 1588 visita Parma e Venezia e, tornato a Bologna, completa insieme agli altri due Carracci due importanti cicli di affreschi: quello raffigurante la Fondazione di Roma per il Palazzo Magnani (1589 – 1592) e quello con le Storie di Ercole per il Palazzo Sampieri, sempre a Bologna (1593 – 1594). La fama di tali affreschi monumentali valse ad Annibale l’invito del cardinale Odoardo Farnese per la decorazione del piano nobile di Palazzo Farnese a Roma. Giunto a Roma con Agostino nel 1595, egli vi realizza i celebri affreschi raffiguranti Gli amori degli Dei, a cui collaborarono anche Domenichino e Lanfranco. Capolavoro assoluto della pittura ad affresco del tempo, il ciclo di Palazzo Farnese fu per molto tempo considerato il contraltare classicista rispetto all’insorgere dello stile esasperatamente realistico dei Caravaggisti
Galleria Farnese
La Galleria Farnese è una loggia coperta situata sul lato del Palazzo che dà verso Via Giulia e il Tevere e fu realizzata da Giacomo Della Porta su progetto del Vignola.Si tratta di un ambiente piuttosto stretto (all’incirca sei metri) e lungo (poco più di venti metri). La sala prende luce solo da uno dei lati lunghi (quello che si affaccia su Via Giulia) in cui sono aperte tre finestre e culmina in una volta a botte sorretta da una serie di lesene.Su entrambi i lati lunghi sono aperte delle nicchie in cui erano situate alcune delle celebri statue antiche di proprietà dei Farnese
Biografia di Caravaggio
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, nasce a Milano nel 1571. Si forma presso la bottega del pittore Simone Peterzano nella città di Milano dove recepisce i modi di due tradizioni diverse: da un lato il realismo lombardo, dall’altro il rinascimento veneto, con il quale viene in contatto quando Peterzano lo porta con se in alcuni viaggi a Venezia, dove conosce l’arte del Tintoretto.
A vent’anni si trasferisce a Roma, prima presso Lorenzo Siciliano, di seguito presso Antiveduto Gramatica, poi presso il Cavalier d’Arpino.
Costui gli affida l’esecuzione di quadri di genere, rappresentanti fiori o frutta, genere disprezzato dagli accademici del tempo perchè ritenuti soggetti inferiori rispetto a dipinti in cui venivano rappresentate figure umane. Egli inventa un suo particolare repertorio dipingendo giovani presi dalla strada, messi in posa, accompagnati da cesti di frutta, calici e oggetti di vetro
Canestro di frutta
Si tratta di un olio su tela di piccole dimensioni dove il soggetto,una natura morta con una semplice canestra di frutti rappresenta un pretesto mediante il quale Caravaggio si pone in condizione di osservare la realtà . Nonostante l’apparente e disadorna semplicità dell’insieme,la composizione è studia in ogni sua parte . Per prima cosa fa sorgere leggermente la base della canestra al di qua del punto sul quale è poggiata . In secondo luogo allontana la percezione dello sfondo,di colore neutro,inondandolo di una luce calda e diffusa . Particolare attenzione è data dagli elementi che costituiscono la natura morta.Il preciso desiderio di rappresentare una realtà oggettiva costituisce una delle caratteristiche più originali dell’arte caravaggesca che diventa metafora del suo modo di osservare la realtà
Testa di Medusa
Si tratta di un olio su tela a sua volta incollato sopra uno scudo di legno di forma convessa . Esso rappresenta con sconvolgente realismo la testa mozzata e sanguinante della gorgone Medusa,con l’intrico di serpenti aggrovigliati . L’espressione della mostruosa creatura con il sangue che le sgorga copioso dal collo . La bocca è spalancata e gli occhi roteano atterriti,come se potessero ancora conservare il palpito della vita
Vocazione di San Matteo
La scena è ambientata in un locale oscuro e disadorno . All’estrema destra della tela vi sono Cristo che tende risolutamente il braccio verso il futuro apostolo e San Pietro che lo accompagna . Matteo è colto nel momento in cui reagisce con un gesto naturale e istintivo accanando interrogativamente a se stesso . Dei cinque personaggi al tavolo solo Matteo e i due giovani di destra si accorgono della presenza di Cristo,mentre il vecchio in piedi con gli occhiali e l’altro giovane sono troppo intenti col denaro per rendersi conto di ciò che sta avvenendo . La vera protagonista è la luce che immagina di provenire da una porta che dà sull’eterno . Si tratta di una luce giallastra che squarcia la penombra del locale mettendone impietosamente in evidenzia la povertà e lo squallore,simili a quelle delle taverne romane.Si tratta anche di una luce ideale ,la luce della grazia divina che la indirizza sugli altri personaggi
Conversione di San Paolo
La tradizione artistica successiva ha immaginato la caduta a terra come una caduta da cavallo ma il particolare è assente da tutti e tre i resoconti, sebbene rimanga possibile e verosimile poiché l’evento si verificò durante il viaggio. Dopo questa folgorazione-rivelazione-chiamata Paolo si recò a Damasco e ricevette il battesimo da un giudeo-cristiano di nome Anania, riacquistando la vista ,Secondo il testo biblico fu tramite Anania che Gesù risorto comunicò a Paolo il mandato missionario ai gentili che caratterizzerà il suo ministero successivo.Gli accenni generici alla conversione contenuti in alcune lettere paoline non descrivono esplicitamente l’evento come in Atti ma si riferiscono genericamente a una maturazione ed evoluzione interiore di Paolo.Anche in questi passi non è usato il termine “conversione” ma i generici chiamata, scelta, conquista-cattura.L’interpretazione storica dell’evento da parte degli studiosi contemporanei è diversificata: mentre gli studiosi cristiani ammettono – tendenzialmente – il valore storico della triplice narrazione di Atti, per gli studiosi non credenti il carattere soprannaturale e miracolistico di essa, che ha come protagonista Gesù risorto, li porta a negare valore storico alla descrizione, accettando comunque la conversione al cristianesimo come testimoniata anche dalle lettere. In questo caso la descrizione dell’evento viene considerata un prodotto narrativo di Luca.Una teoria sostiene che l’evento descritto nella Bibbia, compresi gli effetti fisici sugli occhi di Saulo, corrisponde perfettamente alla visione di una grossa meteora
Biografia Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli il 7 Dicembre del 1598, ma si formò artisticamente a Roma, dove si trasferì con la famiglia nel 1605 e vi soggiornò sino alla morte, avvenuta il 28 Novembre del 1680. Il Bernini fu principalmente uno scultore, ma non solo, proprio come gli altri artisti rinascimentali, era multidisciplinare, lavorò molto come architetto, pittore, scenografo, commediografo e disegnatore .La sua carriera si svolse interamente all’interno della corte papale, della quale divenne il principale esponente artistico, poiché la chiesa che all’epoca si trovava in enormi difficoltà, lo incaricò per incrementarne la grandezza, così il Bernini realizzò numerose fontane (la fontana a Piazza Navona) e il baldacchino di bronzo, legno e marmo nella Basilica di San Pietro
Ratto di Proserpina
Il “Ratto di Proserpina” Bernini, nonostante la giovane età dello scultore, si propone come un’opera pienamente barocca, pomposa e dinamica, senza che venga tralasciato alcun dettaglio: basti notare la presenza di Cerbero sotto le due figure, che con le sue tre teste si assicura che nessuno possa interferire nel rapimento.A rendere straordinario questo gruppo scultoreo (che è uno delle Bernini sculture più importanti) sono proprio i dettagli: oltre ai movimenti, basti guardare il volto di Proserpina, solcato da una lacrima che accentua la disperazione di quest’ultima, mentre cerca in tutti i modi di fuggire; dall’altra parte, Plutone, con tutta la sua forza, affonda letteralmente le mani nella carne della donna per catturarla.Differentemente dalla sua produzione futura, in questo Bernini ratto di Proserpina, non ha imposto un vero e proprio punto di vista privilegiato per ammirare la scultura, bensì tutto il gruppo è visionabile da tutte le direzioni, permettendo di ammirarne tutti i dettagli.L’eccezionale realismo ed i particolari che compongono questa scultura, dimostrano l’eccezionale abilità del Bernini, il quale con il passare degli anni avrebbe affinato maggiormente il proprio stile, confermandosi come uno degli scultori più grandi di tutti i tempi
Apollo e Dafne
In esso l’artista rappresenta con insuperata maestria il momento in cui Apollo,il dio greco della musica e delle profezie,sta per raggiungere dopo un lungo inseguimento la bellissima Dafne di cui si era innamorato . La sventurata Dafne chiede e ottiene dal proprio padre Peneo di essere tramutata in una pianta di alloro . Anche in questo gruppo Bernini riesce a conferire alle due figure un senso di concitazione e movimento prima d allora sconosciuto alla tradizione scultorea . La gamba sinistra di Apollo appare sollevata dal suolo,mentre il braccio destro spinto all’indietro equilibra lo slancio della corsa . Il corpo nudo di Dafne si inarca in avanti in ultimo anelito di libertà . La sfortunata ninfa urla disperata e, mentre Apollo sta già ghermendola con la mano sinistra ,i capelli e le mani iniziano a trasformarsi in alloro
L’estasi di Santa Teresa
La cappella risulta completamente rivestita di marmi pregiati e colorati. All’intero della nicchia notiamo la Santa in atteggiamento di rapimento dei sensi. È raffigurata su di una nuvola, un masso scolpito ad arte, posto in modo più arretrato e nella semi-oscurità, tanto da apparire come realmente sospeso in aria.Ma l’elemento che maggiormente colpisce, e di cui il Bernini è maestro insuperabile, è l’uso che fa della luce, vera protagonista della scena. Riesce in questo ricavando sopra l’abside, posto dietro la statua, una finestrella perfettamente nascosta all’osservatore. Da questa finestra entra un fascio di luce gialla, che va ad illuminare direttamente il gruppo scultoreo. Difatti vediamo la santa con le vesti scomposte, abbandonata, quasi come fosse stata colta da uno svenimento. Il capo è inclinato, rovesciato all’indietro, la bocca è semi-aperta. Accanto a lei un angelo che la trafigge con una freccia. Quest’ultimo è rappresentato come un putto dell’antichità. Proprio dall’angelo si evidenziano i contrasti dell’opera tutta. Da un lato la morbidezza e delicatezza dell’incarnato dell’Angelo, dall’altro invece la santa dalle vesti scompigliate dal vento
La Fontana dei fiumi
Le statue in marmo bianco che compongono la fontana hanno una dimensione maggiore di quella reale. I nudi rappresentano le allegorie dei quattro principali fiumi della Terra, uno per ciascuno dei continenti allora conosciuti, che nell’opera sono rappresentati come dei giganti in marmo che siedono appoggiati sullo scoglio centrale in travertino : il Nilo , il Gange , il Danubio e il Rio de la Plata . Il disegno dei quattro colossi nudi che fungono da allegorie dei fiumi risalgono all’antico. I giganti del Bernini si muovono in gesti pieni di vita e con un’incontenibile esuberanza espressiva. Sull’antico, però, prevale l’invenzione del capriccioso. Così il Danubio indica uno dei due stemmi dei Pamphili presenti sul monumento come a rappresentare l’autorità religiosa del pontefice sul mondo intero, il Nilo si copre il volto con un panneggio, facendo riferimento all’oscurità delle sue sorgenti, rimaste ignote fino alla fine del XIX secolo, il Rio della Plata possiede un sacco traboccante di monete d’argento, che simboleggiano il colore argenteo delle acque, e infine il Gange regge un lungo remo che suggerisce la navigabilità del fiume. Lo scultore ricerca uno studio più attento dei movimenti e delle espressioni, che l’artista varia al massimo
Baldacchino di San Pietro
Le caratteristiche colonne tortili, alte 11 metri, sono composte di tre rocchi ciascuna, a cui si aggiungono i capitelli compositi e gli alti basamenti in pietra, su cui sono raffigurate le fasi di un parto tramite le espressioni di un volto femminile all’interno dello stemma papale di Papa Urbano VIII Barberini. Le colonne sono congiunte alla trabeazione attraverso quattro dadi di matrice brunelleschiana, che conferiscono al monumentale baldacchino un aspetto più slanciato, ispirando un senso di grande leggerezza. Sono inoltre tortili, ad imitazione e richiamo della pergula della vecchia basilica di San Pietro, a loro volta ispirate al Tempio di Salomone. Sono attraversate da elementi naturalistici bronzei come tralci di lauro , lucertole ed api, che fanno parte dello stemma della famiglia papale e che si trovano anche nei basamenti marmorei. Questi quattro pilastri sono collegati da una trabeazione concava tipica del Barocco. L’elica scultorea formata dalle colonne tortili suggerisce un movimento ascendente che va dal basso verso l’alto in direzione della cupola di Michelangelo. Per la parte superiore fu adottata la struttura a dorso di delfino, al fine di alleggerirne l’aspetto, e si aggiunsero statue di angeli e putti che reggono festoni, mentre i drappi sotto la trabeazione sono in movimento come mossi dal vento
Marino D.